"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

giovedì 8 febbraio 2018

Cronache di giorni che passano .... e di pallone. -- CAPITOLO III --

Epilogo.... cronache di un nuovo inizio.

Come previsto la notte è stata lunga. Grazie ai farmaci ho dormito per qualche ora fino a quando il vicino di stanza ha deciso di avere bisogno di una certa Rosa, invocata a gran voce tra una bestemmia e l'altra. Incredibile! Sembrava di essere al mercato alle 03.30 del mattino. Con un paziente lavoro da parte del personale del reparto, l'uomo è stato riportato per quanto possibile alla ragione. Dopo si è risvegliato il braccio. Mi sono riaddormentato ma alle sei è iniziato il tran tran delle pulizie, poi del cambio turno e poi delle prime visite.

Oggi niente colazione perché mi operano in mattinata. Con un susseguirsi di minuti interminabili ho atteso per tutta la mattina di essere portato in sala operatoria. Non ho mai avuto così tanto tempo per leggere. Se non fosse per il dolore mi sarei veramente fatto una cultura.

Verso le 11.00 alla fine sono arrivate due infermiere. Hanno preso il mio letto e rassicurandomi, attraverso un corridoio con due curve, mi hanno portato in una nuova zona dell'ospedale. La zona che separa i reparti normali dalle sale operatorie. Vedevo la porta della sala operatoria che si apriva e si chiudeva automaticamente via via che passava qualcuno. Macchinari a non finire e camici verdi che andavano avanti e indietro. Poi è arrivato l'amestesista.

Fino a quel momento non ci avevo pensato ma per sottopormi all'operazione avrei dovuto essere anestetizzato. Come ho detto subito all'anestesista, l'idea di essere addormentano per forza e avere un tubo in bocca per respirare non mi entusiama, l'unica cosa che mi indurrebbe ad accettare una anestesia totale è che sono stanco morto a causa delle ultime notti in bianco.

Compreso il mio pensiero l'anestesista, nel frattempo affiancato da altre persone che mi vedevano a loro dire "spaventato", anche se non mi sembrava affatto, mi ha detto che potevo essere sedato in maniera parziale e solo all'evenienza addormentato in maniera definitiva. E' stato prodigo di dettagli e in conclusione mi avrebbe iniettato un qualche cosa nel collo per addormentarmi il braccio sinistro, senza necessitò di intubarmi.

Soddisfatto delle spiegazioni e del piano di azione, ho firmato il consenso come previsto dalla legge e mi hanno lasciato solo in una ansiosa attesa, nella stanza pre-operatoria. Dopo due ore circa, credendo che fosse giunto il mio momento, sono tornati tutti, medici e anestesisti che, scusandosi mi dicevano di aver avuto un inconveniente durante l'intervento precedente al mio e che oramai si era fatto tardi. Per oggi nulla di fatto. Intervento rimandato a domani.

Non sapevo se ritenermi fortunato per avere avuto una prima sensazione di cosa significa una operazione e potermi quindi preparare per domani, oppure essere scontento per il giorno perduto. Ha prevalso comunque il senso di positività. La cosa brutta è che oltre alla colazione saltata, avevo saltato anche il pranzo perché ero tornato in camera troppo tardi. Avevo una fame bestiale, strano perché il braccio mi faceva nuovamente male.

Ho passato il resto del giorno tra libri e flebo di anti dolorifici perpoi attraversare la notte tra le bestemmie del vicino e il dolore del mio braccio.Alla fine è tornato il girono. Il mio giorno. Il giorno della resa dei conti. Come ieri niente colazione. Non saprei dire esattamente a che ora ma all'improvviso mi sono venuti nuovamente a prendere. Spinto con il mio letto attraverso lo stesso corridoio, sono stato parcheggiato nella stessa stanza fuori dalla sala operatoria. Stessi accordi con un altro anestesista, poi un pizzico al collo, una siringa di liquido trasparente che spariva  in un istante attraverso al canula che avevo nella mano destra, poi il buio.

Ricordo solo che ad un certo punto ho visto una mascherina che si avvicinava alla mia faccia, poi più niente. Non so quanto tempo sia trascorso né cosa sia accaduto esattamente. Solo successivamente, una volta tornato in camera mi hanno detto che sono stato via in tutto 3 ore. Al momento del risveglio sentivo persone che mi chiamavano per cognome e gran voce. Tentavo di attaccarmi a qualche cosa ma non ci riuscivo, fino a quando mi sono svegliato, dicendomi: "Va bene... E' tutto a posto".

Peccato non avere ricordi dell'operazione. Dopo il tentativo fallito di ieri ci avevo pensato parecchio, non tanto all'operazione ma all'anestesia. Mi ero riproposto di addormentarmi pensando a qualche cosa di bello ma non c'è stato il tempo. Dalla mascherina che penso di aver visto fino al mio risveglio non mi ricordo niente, assolutamente niente.

Adesso, dopo qualche ora dall'operazione ho nuovamente dolore al braccio, ma ho anche dolore in gola, alle caviglie e ho mal di schiena. Mi è stato spiegato che è stato necessario sedarmi in maniera definitiva perché l'anestesia parziale non era più sufficiente ma non ho capito bene il motivo. Chi sa perché. Forse ero troppo agitato, spero solo di non aver fatto troppo "casino", non ne ho idea.

Adesso dovrei dormire. In fin dei conti è giorno e il vicino non strilla. ce la posso fare. E' così trascorso un altro giorno e tra letture, incubi durante il breve sonno e stranamente senza urla del vicino, è trascorsa anche la notte.

Avevo necessità di sapere cosa mi era successo e cosa mi era stato fatto. Dovevo parlare con il medico. Anche questo desiderio si è avverato il giorno dopo all'operazione. Potevo camminare, potevo indossare un tutore che da oggi mi avrebbe accompagnato per molte settimane.

Ho potuto vedere le foto della mia operazione momento per momento. Una cosa incredibile. Guide pieghevoli che si facevano strada dentro le ossa del mio braccio. L'inserimento di un perno, buchi fatti con uno strumento che sembrava essere la punta di un trapano e infine l'avvitatura di tre viti sul collo dell'omero e una più in basso a intercettare il perno. Dai raggi sembra tutto ok. Si vedono ancora dei piccoli gap tra i vari pezzi del mio osso ma a dire dei medici si salderanno da soli e si creerà un callo osseo. "E' tutto a posto".

Un'altro giorno passa tra la solita notte in bianco e i lamenti di altri degenti. Sono ancora convinto che qualcuno se la passi peggio di me. A due giorni dall'operazione vedo dei cambiamenti positivi nel mio braccio. Riesco a flettere il gomito, a stringere una palla da tennis, il dolore che si attenua di giorno ma rimane di notte e di questo non so il perché.

Mi sento pronto a tornare a casa se non fosse per l'ematoma diffuso e uno strano gonfiore che interessa tutto il braccio operato, l'avambraccio e la mano sinistra. Tutto normale per i medici ma è meglio rimanere un altro giorno.
La domenica del 4 febbraio il medico mi comunica che posso essere dimesso e che se voglio posso aspettare fino a domani. Declino l'ospitalità decidendo di andare a casa. Sono convinto che riuscirò a migliorare la qualità del sonno dormendo nel mio letto.

Sono circa le 14.00 circa quando vengo dimesso. Sono uscito dal bozzolo in cui mi sentivo avvolto, dal dolore lancinante e dagli incubi, sto andando a casa con la mia nuova esperienza che non ho chiesto di fare ma che mio malgrado ho dovuto fare.

Nei pochi giorni che ho trascorso tra pronto soccorso e reparto ortopedico mi sono reso conto che ci sono tante persone, mia moglie, amici, colleghi, persone che mi hanno sostenuto e che al momento del bisogno erano presenti; ho conosciuto tanta brava gente; persone gentili, allegre, professionali e dotate di tanta pazienza; sono infermieri, operatori sanitari, personale addetto a vari tipi di servizi ospedalieri e medici. Tutti fantastici ed è anche grazie a loro che nutro speranze di guarigione che inizialmente non erano affatto scontate. Ho visto malati più gravi di me, gente che urla ma non sa di farlo, anziani con femori rotti e persone con ogni sorta di frattura. Auguro loro il meglio per una pronta guarigione ma soprattutto, auguro a tutti loro di non perdere la speranza e continuare a lottare. Alla fine so di essere stato fortunato ma non ho mai perso la speranza e la fortuna mi è venuta incontro.

Grazie. Grazie a tutti quelli che si riconosceranno in questa breve storia.

(FINE)

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