"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

martedì 29 luglio 2014

4 min in Gaza .. 4 Minute in Gaza .. 4 دقائق في غزة



Questo video è stato postato su youtube e già riportato da vari media on-line.

Le notizie di oggi riferiscono dell'uccisione di altri 8 bambini palestinesi che si trovavano in un parco.
I morti in totale sono oramai migliaia e l'offensiva israeliana sembra non volersi fermare.

Migliaia di morti tra cui molti, troppi bambini che però non sembrano suscitare reazioni internazionali sufficienti a fermare questo massacro.

Il Premio Nobel per la pace Obama sembra essere latitante, il leader più costoso e inutile del mondo, Ban Ki Moon ripete di cessare le ostilità senza proporre alcuna misura o azione rivolta allo scopo.
La Coumità Europea brancola nell'incapacità di prendere una decisione (e forse è meglio così anziché provocare un'altro disastro disastro come in Ucraina).

In passato questo tipo di aggressioni sono state fermate dalla forze bruta dell'America e della NATO. 
Gli interventi per ragioni strategiche militari, mascherati da interventi umanitari non si contano più, dala Bosnia, al Kosovo; dall'Iraq all'Afghanistan; a tutte le operazioni più o meno ufficiali in Somalia, Yemen, Pakistan e Syria.
Un esempio per tutti deve essere l'omicidio di Gheddafi e il bombardamento della Lybia.

In quel caso L'ONU (e  Ban Ki Moon) aveva fatto approvare una no-fly zone per dare il pretesto alla NATO, ai francesi e agli americani di intervenire "a difesa" - dicevano loro - "di popolazioni tribali oppresse da Gheddafi". 

Per Gaza nulla di tutto questo. Neppure l'inutile embargo imposto a decine di paesi ritenuti ostili; nessuna misura, nessuna iniziativa ufficiale, nulla di nulla per tentare di fermare il lento genocidio dei palestinesi intrapreso da Israele, ben prima degli attacchi degli ultimi giorni. 

Tutto il mondo fermo a guardare; fermo ad assistere ad un massacro di civili e bambini perpetrato senza pietà.
Solo qualche discorso di circostanza che non serve a niente se non a lavarsi le mani di quanto sta accadendo. 

Per l'ennesima volta la storia non insegna niente. Un popolo che ha vissuto l'olocausto sulla propria pelle dovrebbe avere più scrupoli di coscienza. Dovrebbe capire che tutti, anche i palestinesi hanno bisogno di una terra dove poter vivere e non di piccoli recinti dove gli viene concesso di sopravvivere.

Basta! Ascoltate gli appelli del Papa! Basta uccidere innocenti! 
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lunedì 28 luglio 2014

Eremo "Le Celle" - Cortona

"Ci sono luoghi sulla terra dove il cielo è più vicino"
A. Gentili

L'Eremo "Le Celle" è un luogo meraviglioso si silenzio, preghiera e spiritualità.
Risale ai primi anni del 1200 e qui sostò in più di una occasione San Francesco d'Assisi, durante la sua predicazione in Toscana. 








Dalla seconda metà del 1500, con alcune interruzioni intercorse nel corso dei secoli, il Convento è gestito dai Frati Cappuccini. La cella che ospitò San Francesco d'Assisi è oggi luogo di pellegrinaggio e metà turistica. 



mercoledì 16 luglio 2014

Bombardamenti sulla striscia di Gaza

Come al solito le vittime della guerra non sono mai i colpevoli o presunti tali, ma semplicemente civili indifesi.

Eppure gli israeliani dovrebbero sapere bene cosa significa essere vittime indifese alla mercé di eserciti armati fino ai denti.

E' ovvio che la storia non insegna nulla, neanche la propria storia, nonostante la si ricordi regolarmente in tutto il mondo. 

L'attacco di Israele su Gaza ha già fatto qualche centinaio di vittime (oltre 200) e tra le ultime registrate ci sono quattro bambini che giocavano a pallone in spiaggia.

Da alcune dichiarazioni riferite dai media si dice che l'attacco che ha ucciso i quattro bambini fosse diretto verso un probabile obbiettivo ostile.
Forse i militari avevano paura che gli lanciassero il pallone.

Ma come è possibile che la tecnologia militare di Israele, che annienta tutti i razzi lanciati da Hamas, prima che raggiungano qualsiasi obbiettivo, diventi così scadente quando si tratta di attaccare e non riesca a distinguere tra obbiettivi militari e civili indifesi.... bambini !

La scusa dell'obbiettivo potenzialmente ostile non regge.

Inoltre dopo aver ucciso quattro bambini appartenenti alla medesima famiglia (solo per fare un esempio, visto che i civili innocenti caduti sono decine), che cosa si aspettano le autorità israeliane? Si aspettano forse che la mamma dei bambini si presenti con un mazzo di fiori a chiedere scusa? O che nutra un normale e umano impulso di vendetta?

Qual'è il risultato degli attacchi israeliani su Gaza? 
Fino ad ora non sono certamente riusciti a fermare i lanci di razzi di Hamas. Fino ad ora sono riusciti solo ad uccidere civili, i cui parenti andranno ad alimentare ulteriore odio per Israele e la sua politica di espansione e di occupazione delle terre palestinesi. 
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Alcune fonti: (anche perché sui media italiani è tutto un copia e incolla)
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-07-16/gaza-ultimatum-israele-100mila-residenti-via-entro-8-074658.shtml



venerdì 11 luglio 2014

Prizren























Prizren è una cittadine di circa 175.000 abitanti nel sud dell'attuale Repubblica del Kosovo, verso il confine con l'Albania.
Si tratta probabilmente del centro abitato più antico della regione, le cui origini sono documentate intorno al 2 secolo AC.

Nel corso dei secoli Prizren è passata dalla dominazione dell'Impero Romano, a quella bulgara a quella bizantina, fino ad arrivare alla dominazione serba a partire dagli ultimi anni dell'XI secolo.
Successivamente Prizren è stata conquistata dall'Impero Ottomano durante il periodo di espansione dello stesso, diventando la città più importante della provincia ottomana del Kosovo intorno al 1450.
La Prizren ottomana era un importante punto di incontro per gli scambi commerciali e la capitale culturale della regione.

Dal punto di vista etnico-religioso Prizren è storicamente un luogo di frontiera. Sin dalle origini si documenta la presenza prevalente di popolazioni di etnia albanese e una prevalenza di fedeli greco ortodossi.
A seguito delle varie dominazioni, l'ortodossia greco bizantina venne sostituita per imposizione da quella serba, fino al periodo di dominazione ottomana che segnò un incremento dei fedeli musulmani fino al 70% della popolazione.

La chiesa cattolica ha sempre rappresentato una minoranza nella regione, riuscendo comunque a sopravvivere fino ai nostri giorni.

Dal 1912 Prizren fu inglobata dall'Impero Serbo per poi essere annessa all'Impero Austro Ungarico e successivamente ceduta all'Impero Bulgaro.
L'Impero della Sebia successivamente alla Prima Guerra Mondiale, aquisì il controllo di Croazia, Slovenia, espandendosi nuovamente sino alla regione e alla regione di Prizren. 

La regione e la città di Prizren diventarono ufficialmente parte del Regno di Yugoslavia nel 1929. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Prizren su invasa dalle truppe italiane nel 1941 e annessa all'Albania già conquistata dalle forze fasciste.

L'offensiva russa e bulgara del 1944, costrinse le truppe dell'Asse a ritirarsi dalla zona di Prizren e da tutto il Kosovo, dando vita alla nuova provincia autonoma del Kosovo e della Metohija , inglobata nella Repubblica Yogoslava di Tito.

Durante il periodo Yogoslavo, la larga autonomia del Kosovo e Metohija, con le differenze etnico religiose derivanti dal burrascoso passato dell'area, hanno dato vita a movimenti indipendentisti più o meno accesi, fino alla fine del XX secolo, quando il Presidente Yogoslavo Milosevic, tentò di stringere ulteriormente il controllo sulla regione limitando i diritti civili della popolazione albanese dell'area.

I movimenti indipendentisti della regione hanno poi vissuto una nuova vita durante l'ultima guerra Yugoslava, Riorganizzati e supportati dalle forze della NATO, sono riusciti a cacciare prima le forze serbe e poi gran parte della popolazione serba che viveva anche nell'area di Prizren.

La completa "bonifica etnica" di Prizren è stata poi completata nel Marzo del 2004 a seguito di un riacutizzarsi dell'odio etnico-religioso. In questo periodo, nonostante la numerosa presenza di forze internazionali, la rimanente minoranza serba è stata costretta a lasciare la zona per motivi di sicurezza e molte chiese ortodosse della zona distrutte.

Oggi Prizren fa parte della Repubblica del Kosovo di cui rappresenta la massima espressione storica.
Moschee, chiese e antiche costruzioni, convivono con monumenti a improbabili eroi dell'ultima guerra e ad una edilizia caotica e mal regolata.





mercoledì 9 luglio 2014

Super Brain


Un libro interessante.
Tanti suggerimenti utili per vivere meglio e uno studio fantastico sulla connessione tra corpo, mente e cervello.

Una ottima lettura...




venerdì 4 luglio 2014

Occhio... parecchio occhio...






















Perchè occhio?

I militanti di questo nuovo gruppo terroristico che oramai tutti conosciamo con l'acronimo di ISIS, sembrano più di un gruppo di scalmanati che ammazza persone innocenti con la certezza di andare in paradiso.
Questi sembrano determinati a realizzare il loro progetto neanche così utopico.
Anche se di fatto, almeno per adesso questo nuovo califfato mondiale non esiste, in pratica le cose non stanno proprio così.

In larga misura stanno provvedendo da soli con stragi di innocenti in tutto il Medioriente. 
Sono armati, determinati, ma ancora di più sembrano bene addestrati e ancora meglio equipaggiati.
Capeggiati da un leader che si chiama o si fa chiamare Abu Bakr, come il primo califfo dell'Islam vissuto intorno al 630 d.c.
Questo leader già era cattivo ma è diventato una belva soprattutto dopo essere passato dalle prigioni americane

In misura ancora più larga però gli stanno dando una buona mano le politiche occidentali.

Guardiamo la mappa da destra a sinistra:
Il Pakistan non rappresenta un fronte su cui fare affidamento per rallentare l'avanzata dell' ISIS poiché da sempre è servito da base per i talebani afghani e per ogni sorta di terroristi islamici, incluso lo stesso Osama Bin Laden. 

Il governo fantoccio dell'Iraq, pro americano, non ha resistito un giorno all'avanzata terroristica; cos'altro ci si poteva aspettare da un paese che esce da una guerra durata anni, che è servita solo a destabilizzare un governo e a crearne uno più amico a noi, ma senza efficacia sul proprio territorio?

In Syria, dove la guerra non si può fare per non scatenare la rappresaglia dell'Iran contro Israele, si continua ad alimentare gruppi separatisti con armi a non finire, con il risultato di indebolire il governo locale, che altrimenti riuscirebbe a controllare il proprio territorio;

L'Arabia Saudita che già di per se non è il paese più moderato del Mediooriente, anzi ha sempre appoggiato non ufficialmente movimenti estremisti sunniti, in questo caso inizia addirittura ad avere paura degli estremisti dell'ISIS e della presa che il movimento potrebbe avere in quel paese; oltre a valutare seriamente gli oramai probabili tentativi di incursione in territorio arabico.
Per adesso l'Arabia Saudita ha iniziato a schierare 30.000 soldati alle frontiere con l'Iraq.

In Yemen, come in altri paesi, il governo legittimo è stato deposto da tempo e anche li imperversano movimenti armati in cerca della loro fetta di potere, oltre ai droni americani che via via annientano svariate decine di persone, secondo loro tutti terroristi di Al-Qaeda.
Quanto tempo servirà prima che qualcuno, spontaneamente rivendichi la propria appartenenza all'ISIS?

Torniamo più a nord:
In Afghanistan la situazione la conosciamo bene: dopo anni e anni di presenza della NATO, chi controlla il territorio sono ancora i talebani. Di male in peggio, il governo pro americano del'Afghanistan non avrebbe vita lunga difronte all'insorgere del nuovo estremismo, neanche con i proventi di tutta l'eroina del mondo.

Tralasciamo i paesi minori per parlare della Turchia. Questo paese da un lato si apre alla Comunità Europea, dall'altro è governato da una classe politica coinvolta in scandali finanziari e osteggiata da movimenti interni contrari alla politica attuata. La Turchia in questo momento è tendenzialmente radicata ad un Islam meno moderato e più propenso ad appoggiare movimenti estremisti sunniti.

In Africa:
la Somalia ha già i suoi problemi con gli Shabaab, già appoggiati da Al-Qaeda e tendenzialmente recettivi nei confronti di un radicalismo ancora più estremo.

Le incursioni di Al-Shabaab in Kenya sono oramai fatti di cronaca piuttosto frequenti, sì da rendere anche quel paese un paese a rischio.

L'Etiopia potrebbe costituire un ostacolo al califfato, ma neanche tanto rilevante vista l'estensione del territorio e la caratteristica tipica delle frontiere africane di essere estremamente permeabili.

Spostandoci verso ovest, c'è il Sud Sudan, uno dei paesi più giovani del mondo, ma anche tra i più poveri e malmessi, praticamente una vittima senza possibilità di replica  

Il Sudan invece, già di per se si caratterizza per essere un paese islamico con tendenze alla guerra e con lotte interne già molto accese nella parte ovest del paese, zona conosciuta come Darfur.

La situazione politica dell'Egitto non è inoltre di buon auspicio. I movimenti estremisti islamici, se pur arginati dal governo militare, non tendono a dissolversi anzi, l'avanzata vittoriosa dell'ISIS, potrebbe dare loro nuovo vigore, almeno in termini di morale.

La zona sahariana è di per se un deserto che non ha padroni ne confini. 
Ci sono paesi come il Ciad che non oppongono nessuna resistenza neanche all'immigrazione clandestina, figuriamoci ad una eventuale avanzata armata. 

Il Niger è uno dei più poveri al mondo, se non il più povero.

Da li si arriva Nigeria, paese che già da anni combatte con i terroristi islamici di Boko Haran che fanno esplodere scuole, assaltano chiese cattoliche e rapiscono giovani donne.

Il Mali sta affrontando il problema terrorismo islamico già da un po' di tempo. Problema che ha già richiesto l'intervento di truppe francesi e dell'ONU.

Risalendo nel Magreb, troviamo la Libya, dove a seguito
dell'omicidio del leader Gheddafi, si vive una situazione fuori controllo, dove il territorio è oramai in preda a movimenti tribali armati fino ai denti, anch'essi recettivi all'eventuale radicalizzazione per ottenere il tanto anelato potere.

Una volta giunti fin qui, i paesi della Costa occidentale non costituirebbero un rilevante problema all'ulteriore allargamento del califfato. Il Marocco, paese islamico moderato e tollerante, da solo non riuscirebbe ad opporre una resistenza efficace.

E alla fine eccoci giunti in Europa:
nonostante una lunga tradizione di guerre, la NATO ha manifestato dei problemi nell'affrontare un nemico non convenzionale come il terrorismo islamico. Ce lo insegna l'esperienza dell'Iraq e dell'Afghanistan.

Va detto che anche in Europa una buona mano ai terroristi islamici gliel'abbiamo sempre data: non dimentichiamoci mai la Bosnia e il Kosovo, dove già negli anni novanta hanno combattuto mujaheddin provenienti da molti paesi Mediorientali, che ora sembrano ricambiare il favore ai guerriglieri siriani.
Ci sono guerriglieri membri dell'ISIS che hanno vissuto in Europa, hanno studiato in Europa e sono addirittura cittadini di paesi europei.

Occhio... perché? 
Perché adesso non ci sono più i cavalieri crociati a difendere l'Europa, i teutonici sul versante orientale e i templari sul fronte spagnolo. Ad oggi, oltre a mancare un esercito comune, non c'è neppure una politica estera adeguata e condivisa, oltre a mancare un attaccamento alle origini religiose europee.

Manca una politica europea che possa far fronte ad una eventuale emergenza come quella che si sta sviluppando in Medioriente. Non dimentichiamo che cosa ha scatenato la "non politica" europea in Ukraina: da un accordo economico e di avvicinamento politico, si è passati all'"obbligatorio" e automatico ingresso nella NATO.
Come era facile immaginare questo tipo di accordo ha suscitato le immediate riserve russe, trascinando il paese nel caos e nella divisione etnica.

Le nostre decisioni in tema di politica estera sono dettate da una classe politica approssimativa, da un'economia spregiudicata che fa l'interesse di pochi e, nella migliore delle ipotesi, quando si tratta di difesa, fa sempre ossequioso riferimento al "fratello maggiore americano".

Il califfato della mappa, non necessariamente deve stabilire dei confini politici che nessuno mai riconoscerebbe. E' sufficiente che crei le condizioni per instaurare il terrore in modo da fare presa sul territorio, fondando la propria autorità sulla paura.

L'effetto della paura derivata dal terrorismo, è in parte già visibile oggi dove in ogni aeroporto passano ore tra perquisizioni, controlli e violazioni della privacy, prima di arrivare all'imbarco di un volo qualunque.

In paesi già invasi dai movimenti terroristici di matrice islamica, la stessa paura c'è quando si cammina per strada, quando si va al supermercato, quando si mandano i figli e le figlie a scuola.

Il riconoscimento politico e un governo ufficiale non contano niente, quando la vita dei cittadini è condizionata dalla paura e il controllo sul territorio è appannaggio di movimenti terroristici.

Quindi... occhio... parecchio occhio...