"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

sabato 18 agosto 2012

Democrazia: ancora un miraggio per la Somalia

Quello che segue è uno spezzone di un articolo pubblicato sul sito www.ragionpolitica.it il 16 Agosto 2012.
L?articolo che può essere letto integralmente tramite questo link, mette in evidenza come, nonostante le celebrazioni degli ultimi tempi, la Somalia e in particolare Mogadiscio, sia lontano dall'essere un posto sicuro.
Nonostante la protezione offerta da migliaia di truppe internazionali e i miliardi elargiti (e scomparsi nel nulla) per ridare al paese un assetto democratico e civile.
In Somalia sono ancora molti i problemi irrisolti, o mai affrontati con determinazione ed misure efficaci.
Non solo il periodo di tempo dal 2004 ad oggi non è bastato al governo transitorio per risollevare il paese, ma in Somalia la popolazione muore ancora per mancanza di mezzi di sussistenza oltre che a causa delle battaglie tra fazioni rivali e gruppi terroristici. 
Nonostante tutto la disinformazione fa il suo gioco come spesso accade, e grazie ai maggiori media mondiali, siamo portati a credere che la conclusione del periodo di transizione porterà finalmente alla formazione di uno stato somalo democratico, con soddisfazione delle principali organizzazioni internazionali coinvolte nelle questioni della Somalia.
Fumo negli occhi, dal momento che la democrazia in Somalia sembra essere ancora un miraggio e quanto fatto fino ad oggi, un mero fallimento.
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Estratto dell'articolo di Anna Bono, tratto da www.ragionpolitica.it, pubblicato il 16 Agosto 2012
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Un rapporto redatto a metà luglio dal Gruppo di monitoraggio sulla Somalia delle Nazioni Unite ha rivelato che il 70% del denaro affidato al governo di Mogadiscio negli ultimi anni non è mai arrivato nelle casse dello Stato: «nulla viene fatto dalle istituzioni somale – si legge nel rapporto – senza che qualcuno pronunci la frase ‘che cosa ci guadagno io?» Già a maggio, d’altra parte, un documento della Banca Mondiale denunciava lo smarrimento del 68% degli aiuti internazionali stanziati tra il 2009 e il 2011. Questa è la situazione in cui la Somalia si avvia a dichiarare conclusa la transizione democratica: un passo che qualcuno già definisce storico, da celebrare nel tempo come momento di svolta memorabile. In realtà l’Assemblea costituente, composta da 825 delegati nominati dai capi tradizionali dei clan, si è riunita soltanto a partire dal 25 luglio e ha lavorato su una traccia di costituzione redatta dagli incaricati delle Nazioni Unite e che è stata adottata senza ovviamente poterla sottoporre al giudizio popolare. Ora si attende la nomina – da parte dei capi clan e dunque non tramite elezioni generali – dei membri della nuova Assemblea nazionale che procederà a eleggere il capo dello stato il quale a sua volta sceglierà il prossimo capo del governo. Non soltanto la transizione democratica non è stata ultimata, ma se mai incomincia – se di inizio si può parlare per l’esistenza almeno di una carta costituzionale – e lo fa sotto cattivi auspici, affidata come è agli stessi leader che finora hanno tradito la fiducia dei loro connazionali e del resto del mondo.

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