"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

giovedì 10 maggio 2012

Kosovo: tensione etnica e attesa per l'esito del voto in Serbia

E' questione di tempo ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine...
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite nel suo rapporto annuale che verrà presentato il 14 Maggio 2012 al Consiglio di Sicurezza, punta il dito sulla pericolosità della tensione etnico-religiosa in aumento nel Kosovo.
La tensione tra l'attuale maggioranza di etnia albanese e la minoranza serba (che a Nord del fiume Ibar è la maggioranza o quasi totalità), non si è mai placata, anzi... il movimento di protesta ha sempre resistito alle pretese di dominio di Pristina, alla disparità di trattamento riservata al Nord del Kosovo per l'allocazione dei fondi internazionali, alla discriminazione e alle limitazioni della libertà di movimento.
La tensione è sempre rimasta tale, è solo l'attenzione mediatica a fatti che avvengono molto vicini a casa nostra che è calata.
E' una costatazione di fatti quella che Ban Ki Moon riferirà al Consiglio di Sicurezza, una costatazione che ricompare per quello che è nella realtà, ma ricompare solo una volta all'anno in occasione del rapporto annuale dell'ONU. 
Per tutto il resto dell'anno ci accontentiamo delle mezze verità della Comunità Europea che pretende di fare passi avanti nel dialogo tra Serbia e Kosovo, solo impedendo alla Serbia di entrare nella Comunità Europea e sperperando un mare di soldi nel Kosovo governato da ex miliziani dell'UCK.
Se l'EU avesse speso in Grecia, tutti i soldi che nel corso degli anni ha sprecato in Kosovo, la Grecia sarebbe oggi un paese europeo ricco, al contrario oggi abbiamo solo un Kosovo in bancarotta che non produce niente e vive di "sussidi" che svaniscono nel nulla.

Le decisioni sbagliate non diventano giuste solo convincendoci che sono giuste. 
Gli sbagli andrebbero riconosciuti, ammessi e andrebbero corretti fino a quando si è in tempo,
prima che degenerino in sbagli ancora più gravi per i quali non c'è più via d'uscita.

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