"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

domenica 4 marzo 2012

Serbia, la Ue spinge Tadic - ATTUALITA

L'UE continua a dimostrarsi sempre uguale a se stessa; una macchina lenta e poco lungimirante, dalle scarse capacità strategiche. In altre parole un "teatrino di burattini" nelle mani degli Stati Uniti.

Il 2 Marzo 2012 la Serbia ha ottenuto il tanto sperato stato di candidato nell'EU. Tredici anni dopo la guerra del Kosovo e 4 anni la disgraziata dichiarazione di indipendenza di Pristina.

Il 2 Marzo, il Governo Tadic ha raggiunto l'agognato traguardo, ma a quale costo? 26% di disoccupati nel paese, opinione pubblica per il 50% contraria al processo a Ratko Mladic, il partito nazionalista di Tomislav Nikolic favorito alle prossime elezioni e nessun cambiamento dell'opinione pubblica sul "fronte riconoscimento Kosovo"

L'attuale governo serbo sembra propenso ad un'apertura verso l'EU, ma il popolo serbo sembra quantomai esasperato da questa mancanza di fiducia oltre che dalle imposizioni dell'EU, in aggiunta alla disparità di trattamenti tra Serbia e altri paesi che sono già nella Comunità Europea, pur senza rispettarne i parametri economici.

Riconoscendo la candidatura serba a paese membro a Marzo, dopo l'ennesimo rinvio di fine Gennaio (inizio di Febbraio), l'EU ha tentato di allentare il cappio stretto alla gola di Tadic, ma solo di quel tanto da ri-alimentare le sue speranze europee. Purtroppo è un'apertura tardiva e maldestra (come al solito), è un po' come "chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati".

E' necessario guardare in faccia la realtà: moltissimi serbi si sentono più vicini a Mosca che a Bruxelles proprio a causa della politica europea pro-americana e le imposizioni sul Kosovo. L'unico motivo attualmente valido dell'EU, per aver appoggiato la divisione tra Kosovo e Serbia è quella di favorire la politica di ingerenza (loro dicono di difesa) americana, e far si che gli Stati Uniti mantengano il controllo in una zona europea vicina al fronte orientale.
Controllo che viene assicurato dalla presenza militare americana e dalla immensa base militare di Bondsteel, proprio nel Sud Est del Kosovo. 

In verità la guerra fredda non è mai finita. Caduto il muro di Berlino, si è ben visto di farne altri ancora più alti, uno di questi è rappresentato dal fiume Ibar che divide il Nord del Kosovo dal resto del paese dichiaratosi indipendente, autorizzando un "guardiano" (l'America) a mantenere un "occhio vigile sul fronte rosso".
Ma quanta paura fa la Russia a distanza di anni dalla distensione? E poi... la Russia... fa paura all'Europa che vive con il gas di Putin... o agli Stati Uniti per la loro assurda politica di difesa tra guerra preventiva, umanitaria e caccia ai fantasmi del terrorismo? 

Non si vedono altri motivi apparentemente validi,  se non quello di favorire gli Stati Uniti e la mancanza di una visione strategica europea, per "dividere" un paese (la Serbia), quando l'intento primario dell'EU sarebbe di "unire" i paesi "geograficamente" europei.
Max
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Serbia, la Ue spinge Tadic - ATTUALITA
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Arriva da Bruxelles la carta che potrebbe riaprire la partita delle prossime elezioni serbe per il presidente Boris Tadic e per il suo Partito democratico.
Quasi 13 anni dopo la decisione internazionale di rispondere con le bombe alla pulizia etnica di Slobodan Milosevic in Kosovo, i leader dell’Unione europea (Ue), il 2 marzo, hanno concesso a Belgrado il tanto agognato visto che ne certifica lo status di Paese candidato all’ingresso nella Ue.
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Un successo costato al Paese due anni di anticamera nei corridoi di Bruxelles e innumerevoli “no” e rinvii, ma che Tadic e la sua coalizione sono decisi a far pesare sul piatto delle elezioni che il presidente, finalmente, potrà convocare.Nonostante la scadenza naturale delle Camere sia prevista per il 6 maggio, Tadic ha preferito aspettare di avere in tasca il sì dei 27 membri del Consiglio, prima di aprire ufficialmente una competizione elettorale, che lo vede nettamente indietro rispetto ai nazionalisti di Tomislav Nikolic. Un’eventualità che di certo ha pesato sul piatto del sì in sede europea.
PER I NAZIONALISTI NON ERA PRIORITÀ. Nonostante Nikolic si dichiari da serbo, «felice per l’ottenimento dello status di Paese candidato», per lui e il suo partito (Sns), l’Ue non è mai stata una priorità.
Nikolic e i suoi, si sono sempre considerati - pubblicamente e con orgoglio - molto più vicini a Mosca che a Bruxelles. Così vicino, ha fatto capire di recente il vice ministro Ivica Dacic, da poter spianare la strada a una base militare russa in pieno territorio serbo, a un passo dal cuore dell’Europa. Ma soprattutto a pochi chilometri da Blondsteel, la più grande base Nato in territorio europeo, che gli americani iniziarono a costruire ancor prima che le armi in Kosovo cessassero di sparare.
.... (continua)

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