"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

venerdì 30 settembre 2011

Portfolio: Preparing for Greece's Failure | STRATFOR

Very interesting video...

Portfolio: Preparing for Greece's Failure

Who knows?

STRATFOR is always very accurate in making strategic evaluations.

So... Greece has not longer reason to exist as a State and it's not salvageable from the financial collapse, but the EU has not enough money to kick Greece out of the Eurozone?

Bottom line is: the Greek crisis must be mitigated by the EU in order for all of us to stay in the Eurozone. Especially for Italy.

??? ??? ???
Source: www.stratfor.org

Kosovo: nuove barricate, sale la tensione | euronews, mondo

Kosovo: nuove barricate, sale la tensione | euronews, mondo

La protesta della minoranza serba in Kosovo non si ferma: nuove barricate sono state erette in alcune località della zona settentrionale, nella quale si concentra la popolazione serba. A meno di ventiquattro ore dai gravi incidenti che avevano causato una ventina di feriti.

L’amministrazione kosovara aveva inviato agenti albanofoni, appoggiati dalle truppe della KFOR, a controllare le frontiere con la Serbia, la popolazione serba locale protesta:

“I serbi non sono spaventati, oggi il numero dei manifestanti serbi che effettuano i blocchi è aumentato, resteranno qui e sono pronti a versare il loro sangue, se necessario. Non useremo armi, non useremo la forza, ma non arretreremo di fronte al nemico”.

Gli scontri si sono verificati quando gli uomini del contingente multinazionale hanno inziato a rimuovere le barricate, ai valichi di Jarinje e Brnjak. La KFOR ha inviato rinforzi in zona, e si dice determinata a rimuovere le barricate.

Secondo i serbi, l’invio da Pristina di guardie di frontiera albanofone è una provocazione, volta a isolare la minoranza locale dalla madrepatria serba.

Se la minoranza serba 100 km a nord del capoluogo kosovaro non si mostra conciliante, ancor meno lo fa a Pristina il capo del governo locale, Hashim Thaqi:

“Continueremo a rimuovere le barricate e qualunque ostacolo che possa bloccare l’espansione dell’autorità del governo”.

Belgrado aveva chiesto che si discutesse degli scontri della vigilia nell’ambito della prevista tornata negoziale, in sede europea, con i kosovari. L’Europa non ha voluto, l’incontro è stato annullato.

La tensione sale davanti alle barricate, ma rischia di riesplodere anche l’odio inter-etnico: tre albanofoni sono rimasti feriti in un assalto da parte di uomini mascherati.

---- 

Ciò che stupisce riguardo agli attuali accadimenti in Kosovo, non è tanto il comportamento della NATO palesemente schierata in supporto di una parte, quella albanese, mentre ci sono ancora tante questioni politiche da chiarire tra cui, prima di tutte l'indipendenza del Kosovo ancora non perfettamente definita e la posizione dei leader del Kosovo davanti alla Giustizia Kosovara e Internazionale, in particolare la "faccenda" del traffico di organi umani.

Quello che è sorprendente non è tanto l'atteggiamento passivo della Comunità Europea che si "barcamena" cercando di dare una logica al proprio operato in base alla situazione che muta quotidianamente, rivedendo obbiettivi e pianificazioni.

Il fatto veramente sorprendente è che il primo ministro del Kosovo Hashim Thaqi si prenda la libertà di dichiarare (vedi articolo sopra) che il Kosovo, continuerà imperterrito a rimuovere barricate e ad affermare il controllo sul nord, ammettendo intrinsecamente che contrasterà ogni tipo di manifestazione della popolazione serba del Nord e farà orecchie da mercante alle richieste di quella popolazione.

Fa dichiarazioni come le spese di queste azioni le pagasse lui, parla come se avesse a disposizione un esercito e una forza di polizia preparata per affrontare da se, le problematiche del Nord. 

Dichiarazioni un po' intraprendenti, visto che il Kosovo indipendente non dispone di tali forze. L'assistenzialismo in Kosovo, iniziato dall'ONU e protratto negli ultimi 10 anni, fa si che Thaqi si permetta di mettere il "carro davanti ai buoi", rende lecito pensare che tutto gli sia dovuto in cambio del "solito niente assoluto". 

C'è da vedere se la NATO si presterà a questo gioco oppure rileggerà i termini del mandato di Kfor.
C'è da vedere se i paesi contribuenti continueranno ad approvare tali enormi spese e rischi anche in questo periodo di crisi.

Per ora sembra che il governo kosovaro abbia la certezza assoluta di poter gestire le forze NATO presenti in Kosovo a suo piacimento, ovviamente senza dare nulla in cambio.
Max

Somalia, è ancora emergenza: la carestia minaccia un milione di bambini | Style.it

Somalia, è ancora emergenza: la carestia minaccia un milione di bambini - Style.it

In Somalia 180 bambini su 1000 non superano i cinque anni. Il dato agghiacciante è stato reso noto in questi giorni dal Rapporto annuale sulla mortalità infantile stilato dall'Igme, il gruppo di agenzie delle Nazioni Unite, voluto dall'Unicef e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

«Sono cifre terribili - ha dichiarato Maulid Warfa, delegato dell'Unicef a Mogadiscio - che peggioreranno ancora di più con la carestia che il Paese sta affrontando ormai da mesi». Sei regioni del Sud della Somalia, infatti, hanno già dichiarato lostato di carestia (Basso Shebele, Bakool meridionale, Shebele centrale, Bay e Mogadiscio) e probabilmente il problema si estenderà presto anche in altre regioni.

«Il primo problema è il cibo, che scarseggia - ha continuato Warfa -. Le importazioni sono bloccate e le coltivazioni non danno frutti per via della siccità. Circa 750 mila persone sono a rischio imminente di morte e 1,5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria immediata».

Ma non si tratta solo di combattere la carestia. La Somalia ha in ogni caso il più alto tasso di mortalità infantile di tutto il mondo (58%) e le cause sono tante: la povertà, la malnutrizione, la mancanza di acqua potabile e le epidemie di malaria, morbillo e polmonite che affliggono tanti bambini.

Tutto ciò, va ricordato, accade in un Paese dove la guerra tra il governo e i ribelli qaedisti Al-Shabaab è ormai endemica. «Innanzitutto la Somalia avrebbe bisogno di stabilità politica - ha detto Maulid Warfa -. Questo sarebbe già un ottimo punto di partenza per riuscire a costruire qualcosa».

----

Ne parliamo spesso... parliamo di bambini... BAMBINI... parliamo di bambini che muoiono...
Possibile che non si riesca a fare niente per decine di migliaia di bambini che muoiono?
Ma come si fa a far morire di fame dei bambini? 
Non è possibile che qualcuno si permetta di bloccare l'importazione di aiuti umanitari... chi è? Va fermato con ogni mezzo!

Dove sono i paladini della giustizia che fomentano "guerre umanitarie" in tutto il mondo?
Perché non vanno in Somalia per garantire gli aiuti umanitari ai bambini che muoiono?
Perché si continua ad appoggiare un governo transitorio somalo che da anni non riesce ad attuare nessuna transizione? 
Perché i terroristi islamici in Somalia rimangono impuniti?
Per quale motivo i liberatori della Libya non vanno a salvare anche i bambini somali?

Ma quante domande senza risposta... 
Max

giovedì 29 settembre 2011

Oggi 29 settembre ricorre San Michele Arcangelo, capo supremo dell'esercito celeste e degli Angeli fedeli a DioMichele (Chi è come Dio?) è l'arcangelo che insorse contro Satana (Gd 9; Ap 12, 7; cfr Zc 13, 1-2), difensore degli amici di Dio (Dn 10, 13.21), protettore del suo popolo (Dn 12, 1).

San Michele Arcangelo, Patrono della Chiesa Universale, è il Santo Protettore della Polizia di Stato e dei Paracadutisti.

LIBIA: "troppi feriti negli ospedali, la situazione è tragica"

E' strano, eppure i governanti europei e il Premio Nobel per la Pace Obama avevano dichiarato conclusa la guerra in Libia già alcune settimane fa.
Leggendo testimonianze dirette come quella che segue si capisce invece il contrario. La guerra in Libia continua a mietere vittime sia direttamente sul campo che negli ospedali.

Ne avevamo già parlato degli ospedali sovraffollati e della necessità di aiuti. Ci aspettavamo una comunità internazionale sollecita nel portare aiuti umanitari e assistenza medica almeno quanto è stata solerte nel fare la guerra, ma evidentemente non è così. 

La macchina della guerra è stata velocissima (anche se non altrettanto efficace), un giorno è bastato per interpretare (o meglio per fraintendere) la Risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, prima di iniziare i bombardamenti e il massacro di migliaia di persone.
Ad oggi, nonostante gli appelli di organizzazioni umanitarie e della Chiesa, gli aiuti umanitari e l'assistenza medica ancora non soddisfano i bisogni minimi, rivelando la vera natura e la vera ragione dell'intervento in Libia, non rivolto al benessere della popolazione che muore in ospedali abbandonati da tutti (anche e soprattutto dai mass media), ma rivolto ad accaparrarsi le risorse energetiche del paese.

Le poche scuse accampate dai governanti europei per giustificare il bombardamento della Libia non reggono più, non c'è nessuno scopo umanitario che giustifichi tanta violenza. C'è solo il petrolio, c'è solo prepotenza ma nessuno lo ammette, oltre a gente che muore in ciò che rimane degli ospedali libici, senza che nessuno lo sappia.
Max
------ 

AFRICA/LIBIA - "Ci sono troppi feriti negli ospedali, la situazione è tragica": appello di Mons. Martinelli

Tripoli (Agenzia Fides) - "La situazione degli ospedali è tragica, perché ci sono ancora numerosi feriti e il personale non riesce a seguire tutte le emergenze" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, in Libia dove continuano i combattimenti attorno alle roccaforti rimaste in mano agli uomini di Gheddafi.
"Ci sono diversi feriti nell'interno, come a Sirte, che poi vengono trasportati a Misurata" afferma Mons. Martinelli facendo riferimento ad una delle città dove sono ancora in corso violenti combattimenti tra le forze del Consiglio Nazionale di Transizione libico e i combattenti rimasti fedeli a Gheddafi. "La stessa cosa succede per i feriti di Ben Walid, che devono essere trasportati in altri centri perché nell'area non ci sono ospedali in grado di accoglierli" prosegue il Vicario Apostolico di Tripoli. "C'è bisogno di assistenza sotto forma di medici, infermieri e medicinali. Sto lanciando appelli in tutte le direzioni non solo perché vengano inviati aiuti ma anche perché i feriti più gravi siano ricoverati in Italia o altrove" conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 29/9/2011)


Siena - Torre del Mangia

View from the Tower

Torre del Mangia
Palazzo Pubblico
Piazza del Campo dalla Torre

Il Duomo dalla Torre

Scorcio di Piazza del Campo dalla Torre

Scalinata interna alla torre

mercoledì 28 settembre 2011

In SUDAN si combatte ancora...

AFRICA/SUDAN - I nubiani scavano rifugi per proteggersi dagli attacchi aerei sudanesi

Khartoum (Agenzia Fides) - Le persone che vivono sui Monti Nuba, nello stato del Sud Kordofan, sono state invitate a scavare rifugi per proteggersi dagli attacchi dell'aviazione sudanese. Secondo quanto riporta il sito della Sudan Catholic Radio, un funzionario di un team di protezione sociale ha denunciato che l'aviazione del Sudan ha incrementato i suoi attacchi nella contea di Heiban .Ogni famiglia della zona è stata quindi invitata a scavare un ricovero nella propria casa e nei campi, dove rifugiarsi non appena si sentono gli aerei in avvicinamento. Il funzionario ha chiesto ai genitori di prendersi cura dei loro figli e di tenerli al sicuro da attacchi aerei nelle grotte o in altri rifugi. Il Sud Kordofan, stato del nord Sudan, al confine tra Nord e Sud Sudan è da mesi al centro di una sanguinosa guerra civile, tra le truppe del governo di Khartoum e quelle del Movimento Popolare di Liberazione del Sudan Nord (SPLM-N). (L.M.) (Agenzia Fides 27/9/2011)


martedì 27 settembre 2011

Kosovo e la resistenza dei Serbi al Nord

Ci siamo oramai abituati dopo oltre 10 anni, a sentire notizie su proteste, scontri e lotte della minoranza serba del Nord del Kosovo, nel loro tentativo di sopravvivere all'ingerenza albanese supportata dalla NATO e dal governo albanese del Kosovo;

Ci siamo forse, anche abituati al fatto che durante le proteste ci siano feriti e ogni tanto qualcuno ci rimetta la pelle.

Ci siamo anche abituati al fatto che che dopo anni e anni, la mancata legittimazione del Kosovo indipendente sia una costante per i serbi che vivono al Nord;

Prendiamo con estrema indifferenza il fatto che la NATO e la Comunità Europea continuino ad imporre confini che non rispecchiano la volontà dei popoli del Kosovo e continuino a favorire governi ancor meno legittimati dalla volontà popolare e caratterizzati dalla scarsa, se non nulla affidabilità;

Ma adesso c'è di più.
Se fossero confermate le notizie riportate dalle agenzie Tanjug e B92, adesso siamo davanti alla NATO che appoggiando attivamente il governo del Kosovo e cercando di reprimere le proteste della popolazione serba di Mitrovica Nord, si permette addirittura di sparare sui civili. 

SPARARE SUI CIVILI è un crimine!!! Sparare su gente che manifesta per i propri diritti è un crimine intollerabile!!! Tanto più che la Kfor, è una forza militare, composta da militari appartenenti ai paesi della NATO, una forza militare internazionale che occupa il Kosovo da 11 lunghi anni sotto il mandato delle Nazioni Unite e che in passato doveva garantire la pace. 

Cosa sta facendo oggi la Kfor in Kosovo? Osserviamo attentamente i motivi che costringono i contribuenti a pagare la missione NATO in Kosovo: 

Ad oggi la missione della Kfor non è quella di proteggere i civili e ristabilire l'ordine, ad oggi la Kfor, composta da militari fa un lavoro di polizia al servizio del governo fallimentare del Kosovo, sparpagliando le minoranze serbe che manifestano e all'occorrenza sparano anche sui civili che manifestano come riferito dalle fonti citate.

Non si tratta più di una missione di pace con mandato ONU, si tratta di un tentativo di ingerenza in questioni politiche con militari che sostituiscono la Polizia e tengono soggiogate etnie diverse da quelle al potere.

IL MANDATO INIZIALE E' STATO COMPLETAMENTE STRAVOLTO. La NATO in Kosovo si è trovata un'altro scopo, quello di fare del male a popolazioni che non chiedono altro se non di vivere nella loro terra come i kosovari serbi del Nord del Kosovo.

Se non bastasse la NATO con la Kfor, ci possiamo aggiungere la Comunità Europea con le missioni ICO ed EULEX. Entrambe le istituzioni sono state create a forza, disegnandogli intorno un mandato che desse loro un senso. Il mandato e gli scopi delle missioni sono poi stati modificati con il passare del tempo, visto che una ragione di essere non veniva comunque trovata. Ad oggi fanno fatica a capire da che parte stare e fanno ancora più fatica a prendere decisioni per il bene dei kosovari.

La Comunità Europea, ente supremo che dovrebbe unire e governare tutti i popoli sotto un'unica bandiera, ironicamente nei balcani riesce solo a dividere a non mettere d'accordo nessuno.
  
Gli eventi recenti di scontri tra Kfor e manifestanti serbi, a causa del progetto malsano del governo kosovaro di riaprire la dogana al nord, è l'ennesimo esempio dell'inutilità della presenza europea in Kosovo e l'ennesima conferma che la NATO persegue un obiettivo preciso, ovvero di soggiogare la minoranza etnica del nord e favorire l'egemonia della maggioranza kosovara albanese.

Quanti anni dovrà durare questa prepotenza indisturbata? Quando tempo ancora dovremmo mantenere un contingente militare in un territorio che non riesce a gestirsi da solo?

Ma soprattutto quando inizieremo a rispettare la volontà delle popolazioni di determinate zone, senza dovergli imporre un governo e dei confini che non li rappresentano?

A tutte queste domande non ho risposte. Una cosa però diventa sempre più evidente se le notizie delle agenzie di stampa serba sono corrette: la NATO sta violando il proprio mandato; la NATO non ha più ragione di essere in Kosovo, ammesso che un motivo lo avesse mai avuto; e se viene confermata la notizie di spari sui manifestanti civili, significa che la NATO opera addirittura in violazione dei più fondamentali diritti umani delle minoranze kosovare, primo di tutti il diritto alla vita.

lunedì 26 settembre 2011

Quote of the day - Frase del giorno

Se vuoi diventare un vero cercatore della verità, 
almeno una volta nella tua vita devi dubitare, 
il più profondamente possibile, 
di tutte le cose.
Cartesio
- - -
If you want to become a real seeker of truth,
at least once in a lifetime you have to doubt, 
as deeply as possible, 
of all things.
Cartesio

venerdì 23 settembre 2011

LIBIA - "Occorre ricoverare all'estero decine di feriti in gravi condizioni"

Ben fatto! Sicuramente è stato fatto un ottimo lavoro in Libya...

In settimana ho visto un bel reportage della BBC dalla Libya. Si documentava la visita dei leader di Francia e Regno Unito, Sarkozy e Cameron che si sono recati insieme, in visita al Governo libico di transizione e hanno parlato alle folle come se parlassero ad un comizio elettorale: pugno levato in aria, urla ed enfasi e grandi proclami contro Gheddafi. 

Una vero e proprio palco scenico dedicato ai vincitori della guerra e liberatori della Libya acclamati a furor di popolo. Palco scenico dal quale i due signori hanno fatto vedere quanto bravi e quanto caritatevoli siano stati nel demolire il regime di Gheddafi ed offrire tutta questa agognata libertà in cambio di petrolio e gas.

Poi c'è il Premio Nobel per la Pace Barak Obama, che ha ringraziato pubblicamente tutti i paesi che hanno partecipato alla - secondo lui - "liberazione" (per noi alla "distruzione") della Libya, dimenticandosi comunque di citare l'Italia. Chi sa perché?

A fronte di tutto questo si viene a sapere che, oltre ai 20.000 morti della guerra, di cui non si parla più da giorni, oltre alle violazioni dei diritti civili di immigrati africani e altri civili additati come favorevoli al defunto regime di Gheddafi (violazioni già riferite da osservatori internazionali), adesso ci sono decine di feriti che non possono essere curati negli ospedali libici.

Eppure prima della guerra, sotto il governo di Gheddafi, gli ospedali funzionavano. Adesso ci sono operatori umanitari che stanno elemosinando ricoveri all'estero perché non riescono a far fronte alle necessità dei feriti. 

Quella del "non riuscire a far fronte alle necessità" è una costante nel mondo della cooperazione e degli aiuti umanitari. Non si è mai verificato nella storia delle Nazioni Unite un episodio in cui gli stanziamenti e gli aiuti siano stati sufficienti ed efficaci per tutti i bisognosi. Quando al contrario gli aiuti ci sono stati, mancava comunque il sistema o gli accordi necessari per distribuirli.

L'aspetto più inquietante rimane comunque il fatto che, prima della guerra, gli ospedali in Libya funzionavano. Non c'era bisogno di agenzie umanitarie utili ma poco efficaci. Tutto funzionava autonomamente, mentre oggi, a guerra finita, si rischia di aumentare il già impressionante numero di vittime solo perché non si riesce a fornire le dovute cure ai feriti.

Complimenti davvero! Sul fronte libico... veramente un ottimo lavoro...  
Max
----- 


Tripoli (Agenzia Fides) - "A causa dei numerosi scontri degli ultimi mesi, che continuano in alcune parti della Libia, si è creata un'emergenza umanitaria. A Misurata l'ospedale non esiste più, i casi più urgenti sono trattati in alcune case di cura che sono state requisite" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. "Ieri ho incontrato una delegazione del 'Saint James Hospital' di Malta che sta cercando di trasferire 15 ricoverati le cui condizioni sono molto serie, e che necessitano urgentemente di cure specialistiche. Un medico maltese mi ha detto che la Croce Rossa non ha i mezzi per trasferire all'estero i pazienti che necessitano di cure specialistiche. Per le bombe si trovano i mezzi, ma per la Croce Rossa non ci sono" commenta il Vicario Apostolico di Tripoli
Per questo motivo Mons. Martinelli lancia un appello, attraverso Fides, "perché possano essere ricoverati in strutture straniere decine di giovani, che hanno schegge o pallottole conficcate vicino alla colonna vertebrale, e che quindi rischiano di rimanere paralizzati per tutta la vita se non verranno operati in tempo".
"Se da una parte la Croce Rossa assicura il trasporto, e dall'altra vi sono ospedali che si offrono di ricoverare questi giovani, ciò sarebbe un grande aiuto per la Libia. Lo dico perché ho raccolto la testimonianza diretta del personale sanitario maltese giunto in Libia per valutare la situazione, che afferma: 'da soli non ce la facciamo a far fronte a tutte le necessità'. I feriti e i malati da accogliere sono decine e decine. Gli ospedali libici, che in tempo di pace erano di buon livello, oggi non sono sufficienti a far fronte a tutte le necessità" conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 22/9/2011)


mercoledì 21 settembre 2011

The Scottish Highlands - Oban

Ancora una tappa di questo fantastico viaggio: Oban
Castelli, mare, panorama e certamente...  una distilleria





Yorkshire and the City of York






York fu proclamata  la Capitale della Britannia Inferiore durante la dominazione romana.

martedì 20 settembre 2011

A place to go !!

If you go to Yorkshire, you should visit the beautiful town of Harrogate !!


And if you decide to have dinner in Harrogate and you like indian food...





than you should go to the "Kinara" Indian Restaurant !!

For me... The best Indian food I've ever tried !!


And a very good and friendly service.


A good... good time !!

domenica 18 settembre 2011

L’appello di Medici Senza Frontiere: “Il problema è l’ultimo passo”

L'ultimo passo è quello senza il quale tutti gli sforzi precedenti sono inutili.
L'ultimo passo è quello più difficile e quando viene fatto probabilmente siamo già scesi a compromessi talvolta compromettenti o ottenuti attraverso processi non esattamente diplomatici.

A quali compromessi sareste disposti a scendere se il vostro intento fosse quello di portare da mangiare a chi muore di fame? 

Quale sarebbe il vostro limite etico e morale per raggiungere il vostro scopo di dare da mangiare agli affamati?

Visto che facciamo guerre in tutto il mondo per rubare petrolio e gas e rovesciare governi non in linea con le nostre politiche, sarebbe "accettabile" una volta tanto, fare una guerra da qualche parte, solo per dare da mangiare agli affamati, senza che parte degli aiuti finiscano necessariamente nelle mani di qualche criminale senza scrupoli?

Ho letto l'articolo che segue e mi sono chiesto in che modo si potrebbe risolvere il problema de "l'ultimo passo" per fare arrivare a destinazione gli aiuti umanitari. 

Non ho trovato una risposta ma mi sono fatto le ulteriori domande di cui sopra...
Max
----

L’appello di Medici Senza Frontiere: “Il problema è l’ultimo passo”

“Nascondere le responsabilità dell’uomo alla base della carestia nel Corno d’Africa e le difficoltà che si incontrano nell’affrontarla non aiuterà a risolvere la crisi”, dice Kostas Moschochoritis, direttore generale di Medici Senza Frontiere Italia. “Quello che noi di MSF vediamo sul campo è una situazione sconvolgente. Solo uno sforzo internazionale a lungo termine può garantire che il cibo arrivi a chi ne ha bisogno. Oggi, però, i bisogni più urgenti sono in Somalia centrale e meridionale”.

“Tuttavia, quel che ci preoccupa maggiormente è l’ultimo passo, cioè farli arrivare dai porti di Mogadiscio alle persone che ne hanno bisogno. Fino a quando tutte le parti coinvolte non si attiveranno per eliminare gli ostacoli che si ergono tra le organizzazioni in grado di salvare vite umane e le persone che contano su di loro per sopravvivere, continueremo a contare migliaia di morti che si possono evitare”.

L’ultimo “miglio”. Quello che nel Mondo Ricco abbiamo sempre associato al pezzo di collegamento dell’adsl dalla strada all’appartamento; al massimo, parlando di acquedotto, a quel tratto di tubatura che collega la nostra casa in città alle condutture pubbliche.

Ora Medici Senza Frontiere, la grande organizzazione medico-umanitaria indipendente che opera in oltre 60 Paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie e nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace, lancia un appello preciso. E’ l’ultimo passo, il grande problema nella Somalia travolta da carestia, siccità e soprattutto violenza. (SEGUE...)

Fonte: Corriere della Sera.it

sabato 17 settembre 2011