"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

sabato 4 giugno 2011

"Non dividete la Libia, si rischia di creare terreno fertile per il terrorismo"

L'articolo che segue a mio avviso non ha bisogno di commenti, altre fonti riferiscono di attacchi portati con elicotteri da combattimento, questo è un passo ulteriore rispetto ai bombardamenti con missili "cruise" e aerei, intrapresi sin dall'inizio delle operazioni in Libya.

Un passo avanti che ci spinge a fare due considerazioni:

- fino ad ora (e come è sempre successo nella storia) i bombardamenti non hanno dato l'effetto voluto. Del resto Gheddafi che da tutti viene dato per spacciato nel giro di poco tempo, sembra ancora saldamente al comando.

- l'utilizzo di elicotteri da combattimento potrebbe lasciar presagire un successivo impiego di truppe terrestri. Questa eventualità è già stata deplorata dalla diplomazia russa, ma in ambito NATO probabilmente c'è chi "morde il freno", sembra proprio che manchi solo di creare un pretesto ad hoc da presentare all'opinione pubblica. 

L'opzione di divisione della Lybia in due entità distinte, la Tripolitania e la Cirenaica, non è un'ipotesi molto remota. 

Se Gheddafi non dovesse arrendersi o senza un "miracolo" grazie al quale la NATO riuscirebbe nell'intento di ucciderlo, l'opzione più percorribile sarebbe proprio quella della divisione arbitraria del territorio con la Cirenaica che passerebbe in mano al Governo Transitorio.

Questa opzione di dividere arbitrariamente un paese per crearne due separati e distinti, come già provato più volte in passato, è il miglior modo per favorire fenomeni di criminalità organizzata e terrorismo. Esempi inconfutabili sono Israele-Palestina, Bosnia-Republika Serbsca, Serbia-Kosovo. 

Dove i confini vengono decisi senza un accordo tra le parti in causa non ci può essere pace, ma un continuo scontro tra le parti a causa di ulteriori rivendicazioni o spartizioni mai accettate. 

Dove non c'è pace non c'è il controllo dovuto sulla vita sociale e istituzionale con il conseguente proliferare della Criminalità Organizzata con finalità varie, dal traffico di esseri umani, alle armi, solo per citare I fenomeni più strettamente correlati all'instabilità della situazione.

Traffici favoriti dalla grande richiesta e a causa della estrema libertà di movimento e la garanzia dell'impunità per assenza di controlli. 

L'assenza di pace è terreno fertile anche per varie espressioni di terrorismo, dagli attentati kamilaze al proliferare di campi di addestramento, all'annidamento di cellule dedite alla futura commissione di attentati.

In conclusione anche una potenziale divisione del territorio libico, rappresenta un grave errore. Come per i bombardamenti, si tratta tra l'altro di un errore già commesso in passato e dal quale evidentemente non si è imparato niente.                                          
Max



Tripoli (Agenzia Fides) - "Verso mezzanotte, l'una, abbiamo sentito l'esplosione di alcune bombe in lontananza. Avranno colpito la caserma di Bab-Al Ziziya (la residenza di Gheddafi). Colpiscono sempre lì, ma non so dove vogliano arrivare, perché, come ho sempre detto, con i bombardamenti non si risolve niente" dice all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli.
Nei giorni scorsi la chiesa copto ortodossa, che si trova nei pressi di una caserma colpita da un bombardamento, aveva subito diversi danni: porte sventrate, vetri rotti... (vedi Fides 1/6/2011). "Abbiamo avuto un incontro cui erano presenti tutti i capi delle diverse denominazioni cristiane presenti a Tripoli, per esprimere solidarietà al nostro confratello copto ortodosso per i danni subiti dalla sua chiesa" racconta Mons. Martinelli. "Ci siamo uniti per deplorare l'accaduto ma soprattutto per pregare, perché la violenza si plachi. In tutti noi resta però la domanda: perché sta accadendo tutto questo? Siamo rimasti esterrefatti dall'incapacità della diplomazia internazionale e, forse, dal suo pregiudizio che rende impossibile il dialogo con la dirigenza di Tripoli"
La mediazione dell'Unione Africana condotta dal Presidente sudafricano Zuma non ha finora prodotto risultati. Secondo Mons. Martinelli "il Sudafrica aveva comunque dato un segno di buona volontà. che qui è stato ricevuto e, pare, qualcosa si è mosso. Il problema però è che nessuna altra diplomazia ha sostenuto questo cammino. Mi sembra che vi sia un pregiudizio di fondo che mina i tentativi di mediazione e di arrivare ad una tregua. Mi colpisce che la NATO abbia rinnovato di altri 3 mesi l'operazione militare in Libia senza tenere conto di alcuna possibilità di dialogo, come chiesto dall'Onu e dal Santo Padre" dice il Vicario Apostolici di Tripoli
Mons. Martinelli si dice infine preoccupato perché riesce con molta fatica a comunicare con la comunità cattolica in Cirenaica, dove sono stati segnalati alcuni attentati: "Siamo isolati da Bengasi e non riusciamo a metterci in contatto con le diverse comunità della Cirenaica. Voler dividere la Libia significa creare anche il terreno fertile per atti terroristici". (L.M.) (Agenzia Fides 4/6/2011)


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