"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

venerdì 27 maggio 2011

Colpevoli e Innocenti


L’arresto del Generale Ratko Mladic, come già al tempo l’arresto di Radovan Karadzic, ci fa riflettere e fare alcune considerazioni.

Adesso che i due criminali di guerra sono in “gabbia” e le indagini terminate, che cosa rimane da fare tranne che condannarli e chiudere per sempre il capitolo guerra di Bosnia!!

Non è così semplice:
Prima di essere condannarti, i due “boia dei balcani” andranno giudicati e giudicati non significa istituire un altro processo di Norimberga come dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Oggi serve che qualcuno porti delle prove davanti al Tribunale. Le prove le doveva cercare un pool di investigatori a disposizione della Procuratore internazionale dell’ICTY e ad oggi non si può dire che gli sia mancato il tempo.

A Norimberga i nazisti portati davanti alla corte erano condannati a priori, la fortuna di pochi poteva essere una condanna a 20 anni anziché la pena di morte. Insomma, dopo oltre mezzo secolo, possiamo dire senza paura di essere in errore, che il processo di Norimberga contro i nazisti non fu esattamente un processo equo o che desse la piena possibilità di difendersi.

All’Aja Mladic verrà giudicato da una delle istituzioni più garantiste al mondo. Come è successo per altri incriminati illustri, il Tribunale per i Crimini della ex Yugoslavia (ICTY), garantisce il diritto alla difesa, il rispetto delle condizioni di salute e tutte le garanzie che si devono ad un imputato in ogni paese civile.

Tutto questo è bene per l’accusato e per l'andamento del processo stesso, altrimenti sarebbe meglio finire ammazzati senza processo come è capitato a Mussolini nel 1945 a Giulino di Mezzagra o a Che Guevara nel 1965 in Bolivia. E’ bene dare la possibilità di difendersi e di riferire su fatti già pretenziosamente dati alla storia sotto una luce diversa. E' sempre positivo conoscere i fatti sotto punti di vista diversi, ad esempio per come sono conosciuti dall’accusato.

Facciamo alcuni esempi:
storicamente è già noto a tutti che Mladic ha massacrato 7500 civili a Srebrenica durante la guerra di Bosnia. Alcuni non sanno che la responsabilità politica di quell’evento è dell’allora presidente bosniaco Radovan Karadzic, ma i più non sono al corrente, perché se ne parla poco o non se ne parla affatto, che a protezione di Srebrenica c’era un contingente olandese di caschi blu delle Nazioni Unite che non ha riportato vittime a differenza della popolazione civile che fu massacrata.

Ciò che si dice ancora meno è che il comando dei caschi blu, era a conoscenza del fatto che Mladic avrebbe attaccato la città di Srebrenica, avendo ricevuto un ultimatum in merito e anziché organizzare le difese come in altre epoche facevano i militari, o cercare di mediare una qualche specie di tregua per evacuare i civili, compito anche questo dei militari o del Segretario Generale dell’ONU, il comando abbia deciso di ritirare il contingente di pace abbandonando la popolazione civile, ignara dell’amaro destino che li attendeva.

Con tutto questo voglio dire che in un processo dove si cercherà di provare la responsabilità di Mladic, che è sicuramente molto elevata, si dovrebbero valutare anche le responsabilità, non solo morali visto che con la coscienza ognuno fa i conti nel suo intimo, ma anche materiali di tutti gli individui coinvolti che pur sapendo non hanno agito o che sapevano e hanno agito come se non sapessero.

Tutti i morti di Srebrenica e in generale tutte le vittime della guerra di Bosnia, cercano giustizia ed è un dovere morale di tutti noi popoli civili dare loro giustizia.

Giustizia significa quindi giudicare il principale imputato e materiale esecutore dei massacri, ma significa anche dare ad ognuna delle persone coinvolte la giusta percentuale di responsabilità in quello che è accaduto; una piccola percentuale potrebbe ricadere su spregiudicati segretari di stato di paesi stranieri, un’altra piccola percentuale di responsabilità su capi di stato o di governo di paesi civili, un’altra piccola parte sui contingenti militari impiegati e i loro mandati e...perché no, una minuscola percentuale di colpa sulle vittime stesse.

Giustizia si fa valutando tutti i fatti in maniera obbiettiva e senza segreti, dando ad ognuno ciò che si merita in termini di ragione o torto, condanna o assoluzione, in base a leggi e criteri condivisi e con una mano sulla coscienza da parte di chi giudica. 

Un processo proforma dove, la rabbia verso l’imputato è il sentimento prevalente, un Tribunale davanti al quale l’imputato appare come l’unico imputato e l’unico colpevole, non produce “giuste sentenze”, ma più facilmente “ingiuste vendette”.

Dimenticavo.... quanto detto comporta l’esistenza di un mondo perfetto. E’ molto più probabile che Mladic giunga alla fine dei giorni molto prima che il processo a suo carico giunga ad una sentenza, così come è avvenuto per Slobodan Milosevic.

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