"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

giovedì 28 aprile 2011

Birthday



"Il tempo è un grande maestro. 
Peccato che uccida tutti i suoi allievi."
(H. Berlioz)

Fatti accaduti oggi

Oggi nel 1945 Benito Mussolini, Duce del Fascismo, viene giustiziato dai partigiani a Giulino di Mezzagra. 



Nei paraggi di questo piccolo paesino del Lago di Como, Benito Mussolini muore in circostanze mai completamente chiarite.

Sembra che i partigiani che sapevano della sua fine, si legarono ad un giuramento che gli impediva di rivelare le circostanze. Molti di questi vennero uccisi durante il conflitto partigiano ed infine il tempo, che ha fatto il suo corso, ha fatto si che il segreto si sia perso, forse per sempre.

I documenti con i quali si dice che il Duce minacciasse di accusare Churchill o che Mussolini aveva intenzione di usare a sua discolpa scomparvero, così come scomparve il così detto "oro di Dongo", se mai esistito.

lunedì 25 aprile 2011

Guerra Lampo ...


Ho un dubbio sulla definizione di “guerra lampo”.
Si definisce guerra lampo una guerra combattuta con l’uso sinergico di truppe meccanizzate, aviazione, fanteria e artiglieria, talmente rapido e surclassante da sfondare le linee nemiche per poi accerchiare le truppe nemiche e renderle inoffensive.

Il termine fu coniato dai generali tedeschi che studiarono la tattica della “guerra lampo” (Blitzkrieg) intorno al 1915. Il primo a metterla in pratica fu poi Adolf Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale.

In pratica la “guerra lampo” altro non è che una guerra talmente ben organizzata, tatticamente congegnata e rapida, contro forze palesemente più deboli e meno organizzate, da non lasciare scampo a chi la subisce.

In altre parole si tratta di un guerra  talmente ben organizzata e talmente sbilanciata dal punto di vista delle forze in campo da iniziare e finire in “un lampo”.
Al contrario, come sembra accadere oggi giorno, la “guerra lampo” è così definita non perché viene iniziata e terminata con successo in “un lampo”, ma perché inizia “in un lampo” ma poi dura per sempre… non finisce mai.
Riepiloghiamo per un secondo le ultime guerre lampo:
-          La guerra di Bosnia del 1995, che prevedeva solo bombardamenti aerei, si è conclusa a fatica dopo anni e ancora c’è personale “di pace” internazionale sul suolo bosniaco.

-          La guerra del Kosovo del 1999 è stata un lampo di 78 giorni di bombardamenti ma ad oggi ci sono ancora svariate migliaia di truppe NATO a garantire il congelamento del conflitto voluto dalle Nazioni Unite.

-          La guerra in Afghanistan contro Osama Bin Laden nel 2001 dopo l’attentato alle torri gemelle, doveva essere un intervento rapido e indolore per liberarsi dei Talebani e Osama Bin Laden. Oggi ci sono ancora migliaia di soldati e un consistente numero di morti su base quotidiana.

-          La guerra in Iraq iniziata a Marzo del 2003, fu dichiarata formalmente conclusa dopo due mesi dall’allora Presidente USA  J.W. Bush che proclamava la superiorità delle truppe americane su quelle di Saddam Hussain. Ad oggi, nonostante il ritiro voluto da Obama, ci sono ancora qualche migliaio di soldati americani in terra iraquena e anche li diversi morti in attentati e battaglie varie quasi ogni giorno.

-          La più recente guerra alla Lybia del 2011, scatenata da Sarkozy in testa al gruppo dei “pacifisti”, dal lampo iniziale, si è arenata nella città di Misurata dove tutti si sparano a vicenda e muoiono un gran numero di civili. Altro che lampo! Ancora una volta la cosa è sfuggita di mano e non si sa quanto ancora i combattimenti andranno avanti.

Tutte queste guerre, una volta che si riesce a stabilire come chiamarle, anziché “interventi di pace” e “interventi umanitari”, chiamandole con il loro vero nome… cioè guerre,  si possono definire “guerre lampo” se si considera il desiderio di chi le scatena di farle durare poco, proprio come “un lampo”. Di fatto non sono mai terminate dal momento che in tutti questi paesi che abbiamo elencato, ci sono contingenti NATO (ossia truppe straniere), si continua a sparare emorire e i problemi che c’erano prima ci sono ancora e molto ingigantiti a seguito dell’intervento armato.

In conclusione la tattica della “guerra lampo” elaborata dai tedeschi agli inizi del 1900 sulla base di un criterio di efficacia e fulmineità, oggi giorno è stata ripresa e rielaborata in chiave moderna dai nostri paesi evoluti e in particolare gli USA, trasformandola in una tecnica che prevede un frettoloso inizio delle ostilità con paesi non allineati, senza una strategia relativa alla durata del conflitto e al ritiro successivo alla pacificazione. 

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua a tutti !!!


Buona Pasqua   -   Happy Easter   -   Frohe Ostern 
Glad Påsk   -    Paşte fericit  -   Joyeuses Pâques
Срећан Ускрс   -   Христос воскрес   -   Feliz Semana Santa
Gëzuar Pashkët   -   Iyi Paskalyalar   -   幸せイースター
Hyvää pääsiäistä   -   Šťastné Velikonoce   -   Честит Великден


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Quote of the day - Frase del giorno


"Nothing is permanent in this wicked world,
not even our troubles."
Charlie Chaplin
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"Nulla è permanente in questo mondo malvagio,
neppure i nostri problemi."
Charlie Chaplin

venerdì 22 aprile 2011

La guerra non può risolvere una crisi sociale, ma solo aggravarla | Agenzia FIDES


AFRICA/LIBIA - “La guerra non può risolvere una crisi sociale, ma solo aggravarla” dice Mons. Martinelli
Tripoli (Agenzia Fides) - “Questa mattina facciamo la Consacrazione degli Oli, invece di farla domattina, quando invece celebreremo la Messa in Coena Domini. La nostra comunità sacerdotale è quindi riunita per l’inizio delle celebrazione Pasquali. Vi sono tre sacerdoti filippini, un egiziano, un maltese più il sottoscritto, che è italiano ma è per i tre quarti libico” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli.

“Ieri, ho incontrato alcuni giornalisti ed operatori di ONG provenienti da Londra, che volevano conoscere le necessità della popolazione” dice il Vicario Apostolico. “Una cosa mi ha colpito di questo incontro: i miei interlocutori mi hanno chiesto di raccontare la verità sulla situazione libica, perché, a loro avviso, sono state dette troppe bugie sulla Libia in questo periodo. Ho risposto - continua Mons. Martinelli - che posso solo riferire sulle cose che ho vissuto personalmente in queste settimane. Quello che i media internazionali affermano, non posso certificarlo perché non ne ho fatto esperienza diretta. Di certo vi sono stati dei pregiudizi nei confronti della dirigenza libica e sono state prese delle decisioni in modo avventato. Ma soprattutto si è fatto ricorso alla guerra senza tentare la via diplomatica, mentre c’erano gli spazi. È questa la cosa che più mi è dispiaciuta”.

“In 40 di servizio in Libia posso dire che non abbiamo avuto problemi a servire la comunità cattolica presente in tutto il Paese. Non ho avuto difficoltà nell’assistere i malati e le persone che si sono prese cure di loro. Gli stessi medici e infermieri che operano in Libia, che sono in buona parte cristiani, non hanno avuto difficoltà particolari. Non posso quindi rinnegare l’esperienza da me vissuta qui in 40 anni assieme al mio gregge, che serve con dedizione la società libica” sottolinea il Vicario Apostolico.
“I libici sono musulmani osservanti, non fanatici, e molto aperti all’altro, in particolare ai cristiani. Abbiamo avuto modo di conoscerci reciprocamente nel servizio alla persona, nel servizio sociale che abbiamo offerto alla popolazione libica. Buona parte dei cristiani che sono rimasti in Libia lo hanno fatto perché sono convinti di rendere un servizio e sono convinti che i libici apprezzano questo servizio. La guerra non può distruggere questo rapporto”.

Certamente la crisi poteva essere evitata se si fosse offerta più attenzione alle esigenze dei giovani. Ma la guerra non risolve di certo una crisi sociale come questa. Anzi, rischia di creare una spirale distruttiva dalla quale è difficile uscire” afferma Mons. Martinelli. “Ringrazio ancora il Santo Padre per le sue parole e la sua vicinanza con la preghiera” conclude il Vicario apostolico. (L.M.) (Agenzia Fides 20/4/2011)



mercoledì 20 aprile 2011

lunedì 18 aprile 2011

Nonno


Nonno è il secondo da sinistra.
Non so in che occasione sia stata scattata la foto, è una delle poche che arrivavano ai parenti nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. 
Sicuramente è stata scattata nei primi anni '40 durante la Guerra.

sabato 16 aprile 2011

Pensiero del Giorno... Thought of the Day...


Nessuno è più esposto all'errore di chi agisce soltanto per riflessione.
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No one is more prone to error of those who act only for reflection.


Basta bombe e violenze contro i civili


2011-04-16 - AFRICA/LIBIA 

Le donne libiche a Mons. Martinelli: “basta bombe e violenze contro i civili”


Tripoli (Agenzia Fides)- “Alla fine della celebrazione della Santa Messa, mi sono trovato, in fondo alla chiesa una decine di donne libiche, musulmane. È la prima volta in 40 anni di celebrazioni in Libia. Sono venute in sacrestia piangendo. Molte per motivi di lavoro conoscevano alcune suore cattoliche” dice all’Agenzia Fides Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli.
“Queste donne ripetevano continuamente “Padre, per favore, finiamola con la guerra, con le bombe. Ci hanno distrutto la famiglia, ci hanno sconvolto la vita sociale, i bambini non vanno più a scuola. Siamo sconvolte”. Poi mi hanno riferito quello che sta succedendo a Misurata”. Mi hanno detto- continua Mons. Martinelli- che le donne sono violentate e mutilate, le famiglie sono rinchiuse in case. “Non avete idea di cosa sta succedendo là” hanno detto queste signore”.
“Ho riferito questi fatti ad un workshop via telefono organizzato dal Servizio d’Azione Europeo Esterno al quale hanno partecipato anche altre persone, alcuni libici residenti in Europa ed in Egitto. Si è discusso come portate gli aiuti umanitari alla Libia dopo la fine del conflitto. Io ho ribadito che prima bisogna trovare il modo di fare finire la guerra” dice il Vicario Apostolico di Tripoli.
Mons. Martinelli aggiunge che “come abbiamo scritto nel documento delle comunità cristiane presenti in Libia (vedi Fides 13/4/2011), occorre sfruttare le relazioni tribali. Gheddafi ha avuto il merito di aver riunificato le diverse cabile (tribù) libiche. Nella nostra dichiarazione suggerivamo di coinvolgere gli “elders” (i saggi, gli anziani) per trovare la via del dialogo tra le diverse componenti della società libica”.
“Occorre quindi una forma di diplomazia che rispetti la realtà libica. In questo senso ho apprezzato la posizione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che nella loro ultima riunione hanno respinto l’uso della forza e ribadito la necessità di una soluzione diplomatica alla crisi libica). Mi sembra molto saggia perché privilegia l’azione diplomatica sull’uso della forza” conclude Mons. Martinelli. (L.M.) (Agenzia Fides 16/4/2011).


Terroristi o Poveracci

In questi giorni il Kosovo torna a far parlare di se per gli stessi problemi che si ripresentano a distanza di anni.

La forza paramilitare kosovara albanese scaturita dagli avanzi non legalizzati dell'UCK, che oggi si fa chiamare AKSh (Armata Kombetare Shiptare) o all'inglese ANA (Albanian National Army), è tornata a farsi vedere in giro per il Kosovo.

I membri dell'AKSh, gente che va in giro con maschere nere, fino a qualche anno fa si facevano pubblicità mettendo in piedi illegali posti di blocco armati in ore notturne, fermando auto che passavano e presentandosi come il vero esercito del Kosovo libero. Poi rapinavano i mal capitati prendendo loro i soldi, anche se lo facevano a titolo di "obolo per la causa".

Dopo l'indipendenza del Febbraio 2008 l'AKSh aveva perso di interesse e per i nuovi arrivati della Comunità Europea non era altro che un mito, una cosa di cui qualcuno parlava ma che nessuno aveva mai visto. Un pò come "l'uomo nero per i bambini cattivi".

In questi ultimi giorni l'ANA o AKSh è tornata a farsi vedere. Uomini mascherati sono tornati in pubblico e il braccio politico dell'organizzazione, la FBKSh, ha pubblicamente dichiarato quali obbiettivi l'organizzazione si stia prefiggendo.

Immediatamente dopo la guerra, con la smobilitazione dell'UCK voluta dalle Nazioni Unite e implementata tramite UNMIK, il successivo processo di integrazione sociale degli ex paramilitari portò alla creazione del TMK (o KPC, Kosovo Protection Corp), forza di protezione civile disarmata ma militarmente organizzata nella gerarchia e nelle strutture.

Altri paramilitari con sotterfugi vari si sono ritrovati alla guida politica del paese e altri ancora furono integrati nel Kosovo Police Service (KPS), ovvero la nuova forza di Polizia del Kosovo. 

In generale nessuno di questi paramilitari ha realmente abbandonato gli intenti bellicosi nei confronti dell'etnia serba ortodossa, ma la possibilità di avere uno stipendio e uno status ufficiale ha, per così dire, sopito le velleità combattive. 

Gli esclusi da questo lungo processo di integrazione sono rimasti fuori controllo e hanno mantenuto la loro mentalità di lotta senza quartiere che nel 2007 portò anche ad una intervista pubblica trasmessa dalla televisione locale RTK. In generale l'AKSh ha fatto parlare di se fino alla dichiarazione di indipendenza del 2008.

Dal 2008 in poi solo qualche voce, qualche raro avvistamento mai confermato. Evidentemente queste persone rimaste all'interno dell'AKSh si aspettavano un doveroso riconoscimento per il loro patriottismo da parte della nuova dirigenza politica albanese. Riconoscimento sia in termini di reputazione pubblica che economico.

Oggi che questo riconoscimento non c'è stato, i pochi "poveracci", esclusi dai fasti della gloria per la "liberazione" ed esclusi anche dalla spartizione della ricca torta offerta dall'ONU prima e dalla Comunità Europea poi, continuano a darsi una ragione di esistere.

Il loro nuovo obbiettivo, come dichiarato dal rappresentante dell' FBKSh Ismail Bajraktari, è ad oggi l'unificazione dei popoli albanesi. 

Cosa significa "popoli albanesi"? In realtà nulla, dal momento che l'Albania non rivendica a nessun titolo l'annessione del Kosovo o di altri territori. Per l'AKSh i popoli albanesi si identificano in alcune zone geografiche dei balcani dove vive una percentuale rilevante di persone di etnia e lingua albanese.

Queste aree sono l'Albania, il Kosovo liberato fino al fiume Ibar e a Mitrovica Nord, la valle di Presevo che è parte integrante della Serbia e la parte nord dell'attuale Macedonia o FYROM (Former Yugoslav Republic of Macedonia). Non è da escludere che anche la parte meridionale del Montenegro, dal confine albanese sul lago si Skoder fino ad Ulcin, sia considerata zona di rivendicazione per l'AKSh, in quanto popolata da un gran numero di albanesi kosovari di religione musulmana.

Questo quadro non sarebbe allegro se l'AKSh potesse contare su un consistente numero di paramilitari motivati e pronti a combattere in stile talebano o su persone fortemente motivate da una spinta ideologica che prescinde dal bene del singolo appartenente all'organizzazione. 

Fortunatamente sembra che ad oggi si tratti solo di un gruppo di persone che rivendicando l'unificazione dei popoli albanesi, vuole solo prendere parte alla spartizione di tutti i soldi che il Mondo sperpera in Kosovo e di cui, in larga misura non si sa che fine facciano.

giovedì 14 aprile 2011

“Fornire armi significa solo prolungare la guerra...” | Agenzia FIDES


2011-04-14
AFRICA/LIBIA - “Fornire armi significa solo prolungare la guerra” afferma Mons. Martinelli

Tripoli (Agenzia Fides) - “Fornendo armi ai ribelli di Bengasi si rischia di non far terminare la guerra, anzi di prolungarla” dice all’Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli. Ieri, 13 aprile, a Doha (Qatar), il “Gruppo di contatto sulla Libia” ha deciso di istituire "un meccanismo finanziario temporaneo” per finanziare il Consiglio Nazionale di Transizione di Bengasi, mentre alcuni Paesi che hanno partecipato al vertice hanno annunciato l’intenzione di fornire l’equipaggiamento militare ai ribelli.

“Abbiamo pregato per l’incontro di Doha, perché prevalesse il dialogo nella verità senza lasciarsi prendere da tanti interessi di parte” dice il Vicario Apostolico di Tripoli. Riferendosi al documento delle Chiese cristiane presenti a Tripoli inviato all’ONU (vedi Fides 13/4/2011) Mons. Martinelli commenta: “Speriamo che nel nostro piccolo possiamo far maturare il seme della riconciliazione che solo la potenza di Dio può donare”. Il Vicario Apostolico di Tripoli aggiunge che, a suo parere, la crisi poteva forse essere evitata se “si fosse dato maggiore ascolto alle esigenze dei giovani, che aspirano ad un lavoro ed un futuro”.
“La situazione a Tripoli è abbastanza tranquilla - prosegue -, ieri sera ho sentito una forte esplosione che però era alquanto lontana. So di scontri in aree come quella di Iefren, dove alcune suore lavorano nell’ospedale. Ho raccolto voci su di una manifestazione di protesta che sarebbe prevista per oggi a Tripoli, ma è una notizia difficile da verificare. Tripoli sembra però sotto controllo” conclude il Vicario Apostolico. (L.M.) (Agenzia Fides 14/4/2011)

From: www.fides.org

mercoledì 13 aprile 2011

Yuri Gagarin




Il 12 Aprile, 50 anni fa, Yuri Gagarin, Maggiore pilota dell'Aeronautica sovietica, a bordo della prima nave spaziale russa Vostok I, compiva un intero giro attorno alla terra, un'intera orbita ellittica in soli un'ora e 48 minuti.

Yuri (Jurij) Gagarin, pilota dell'aeronautica sovietica, aveva 27 anni e fu selezionato tra 20 candidati.

Fu la prima volta per un uomo ad uscire dall'atmosfera terrestre e il Maggiore pilota Yuri Gagarin fu quell'uomo.


Un eroe per l'Unione Sovietica che grazie a Gagarin fu il primo paese a compiere un'impresa simile, ma anche un pioniere per tutto il genere umano.

Solo dopo 20 anni esatti, il 12 Aprile del 1981, gli Stati Uniti raccolsero il testimone sovietico lanciando la prima navetta Space Shuttle Columbia che riuscì a compiere 17 orbite complete intorno alla terra..


martedì 12 aprile 2011

Furnishing solutions...


Damigiana da vino di vetro trasparente colorato. 
Rivestimento di corda di canapa e decorazione di fiori di stoffa con steli lunghi rivestiti di tessuto.
Max

Winners - Vincitori


I vincitori rappresentano per un attimo l'uomo o la donna insuperabili. 
Splendono sul podio distinguendosi per qualche minuto dal resto dell'umanità. 
Chi arriva secondo, invece, rappresenta l'umanità.

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Winners are for a moment the man or woman insurmountable.
Shine on the podium for a few minutes standing out from the rest of humanity.
Who came in second, however, represents humanity.
Ambrogio Fogar

lunedì 11 aprile 2011

Sembrava quasi scontato...


Non avrei mai voluto dire "l'avevo detto" anzi, speravo proprio di sbagliarmi.
Purtroppo non mi sbagliavo, l'aggressione alla Libya si sta rivelando per quello che si poteva facilmente prevedere.

Oltre ad essere un'azione di ingerenza nei confronti di uno Stato sovrano, questo ennesimo sbaglio sta rivelando tutti i problemi che lasciava presagire.

Nonostante gli immancabili elogi ai così detti missili intelligenti e bombardamenti mirati, ad oggi si contano numerose vittime civili, come riferito da varie fonti aperte ma non dai nostri inviati speciali della TV.

Nonostante l'aggressione alla Libya sia stata premeditata da mesi dalla Francia con accordi fatti con i così detti "ribelli", il buon Sarkozy non sembra avere intenzione di prendersi cura di una parte degli sfollati e dei profughi dei suoi bombardamenti, lasciando l'incombenza alla solita Italia.

Il fenomeno dell'immigrazione clandestina verso l'Italia che era tenuto a freno da ottimi accordi tra Italia e la Libya di Gheddafi, è incrementato da quando l'origine delle rotte è la Tunisia. Insieme a libici, esuli dei bombardamenti francesi, inglesi e americani, il fenomeno dell'immigrazione verso l'Italia conta anche un gran numero di tunisini e cittadini di altri stati africani.

Nonostante l'assenza della Comunità Europea che non contribuisce in alcun modo a supportare il nostro paese nel contrasto e nella gestione del problema immigrazione, la maggior parte dei tunisini che arrivano in Europa, desiderano recarsi in Francia dove paradossalmente sono stati ristabiliti i controlli di frontiera e dove gli immigrati nord-africani vengono rispediti in Italia.

La Comunità Europea, istituzione che tutti i paesi europei hanno voluto purtroppo dimostra ancora molti limiti. Una gestione incompetente e una assenza di strategie soprattutto in politica estera, fa si che l'Europa sia ancora oggi schiava di chi una strategia ce l'ha, ovvero gli Stati Uniti e di alcuni paesi come la Francia che riescono ad imporre la loro strategia nazionale, anche se in violazione del diritto internazionale.

Sembra che ad oggi le politiche nazionali degli stati ex colonialisti e l'interesse strategico americano, prevalgano autoritariamente sul dialogo tra i paesi membri della Comunità Europea.

Per quanto riguarda l'Italia, ci troviamo oggi ad aver appoggiato i bombardamenti su Gheddafi a causa della mancanza di una nostra strategia in politica estera e di una decisione affrettata di seguire i grandi paesi europei (dimenticandoci comunque della Germania).

Nonostante ciò siamo costretti a fronteggiare un fortissimo fenomeno di immigrazione clandestina di persone che scappano da uno stato come la Tunisia che dopo la rivolta del pane, avrebbe formato un governo che consideriamo democratico (altrimenti la Francia lo avrebbe bombardato) e quindi senza alcuna ragione di fuggire dalla loro terra.

Di non secondaria importanza è il fenomeno di potenziali terroristi che potrebbero arrivare da paesi come la Somalia, l'Egitto o alcuni paesi del medio oriente, insieme a tanti disperati libici e tanti vagabondi tunisini.

Estremamente marginale a mio giudizio, ma rilevante per le implicazioni internazionali che porta con se, è la perenne critica di ONU e UNHCR nei confronti del nostro governo per la gestione della questione immigrati.

L'Italia è puntualmente accusata di violare i diritti di asilo politico dei clandestini che approdano sulle nostre coste, ma le stesse critiche non vengono rivolte agli altri paesi europei che addirittura si rifiutano di fare approdare i barconi.

Sembra che l'Italia debba essere l'unico paese "buon samaritano" del mondo. Nel frattempo la Francia ha chiuso ermeticamente le proprie porte impedendo il transito verso gli ambìti paesi europei di destinazione, in particolare la Francia stessa.

In tutto questo va osservato che c'è necessità di una Comunità Europea più concreta nel dialogo tra i suoi membri e più efficiente nel prendere decisioni importanti in materia di politica estera. La Comunità Europea rimane il luogo simbolo del dialogo tra i paesi aderenti ma non dovrebbe limitarsi ad una entità retorica ed ipocrita dove si fa finta che "vada tutto bene" e la cui unica espressione sono i comunicati stampa della Signora Hashton. 

Nel dialogo europeo c'è sicuramente bisogno di una maggiore solidarietà tra i paesi membri nell'affrontare situazioni come quella dell'aggressione francese e inglese alla Libya. Ricordiamo che una situazione di tensione come questa e la conseguente crisi politica tra Francia ed Italia, avrebbe quasi sicuramente portato ad un conflitto armato a livello planetario, se si fosse verificata non più tardi di mezzo secolo fa.

L'Italia conferma comunque i suoi limiti in politica estera e la mancanza di una strategia delineata. Gli stessi limiti dimostrati a seguito della Grande Guerra e della Seconda Guerra Mondiale, dove il nostro paese è puntualmente uscito penalizzato dai trattati di pace. Penalizzato in parte delle pretese avanzate dai nostri attuali partner europei e dagli Stati Uniti, ma soprattutto a causa della debolezza dei nostri politici in materia di politica estera. 

pace e guerra


LA PACE HA LE SUE VITTORIE
NON MENO CELEBRI DI QUELLE DELLA GUERRA
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PEACE HAS ITS VICTORIES 
NO LESS RENOWNED THAN WAR

John Milton

mercoledì 6 aprile 2011

Preda


Un romanzo senza riferimenti a persone e cose vere. 
In circa 400 pagine, l'autore narra una storia intricata che si sviluppa tra famiglia, ricerche sulle nanotecnologie e sperimentazioni tecnologiche avventate.
Molto interessante è il parallelo tra lo studio del comportamento animale e lo sviluppo di tecnologie avanzate basate sugli stessi principi istintivi e di apprendimento.
La storia riconduce anche a valutazioni su di un problema reale, quello dell'etica nella ricerca scientifica, il limite alla sperimentazione le implicazioni per la sicurezza e la sopravvivenza del genere umano.
Il finale lascia un po' a desiderare ma il racconto mi è sembrato avvincente.