"Qui passo gli anni, abbandonato, oscuro, senz'amor, senza vita; ed aspro a forza tra lo stuol de' malevoli divengo: qui di pietà mi spoglio e di virtudi, e sprezzator degli uomini divengo..." (G. Leopardi)

lunedì 25 ottobre 2010

The Guardian II


The Guardians.
di Driton Hajredini.
Kosovo 2007
Olio su Tela 80 X 100 cm

L'ho visto per la prima volta nel 2008 esposto al ristorante "Renaissance" di Pristina (Kosovo).
Quando quest'anno ho conosciuto Driton, mi ha detto di aver esposto quest'opera in una Galleria d'Arte in Germania per un po' di tempo e di averla quasi venduta.
Quando l'affare in Germania è sfumato gli ho chiesto di riportare il quadro in Kosovo per darlo a me.
Il "Guadians" rappresenta tutto Kosovo nella sua vera natura, o almeno come questa natura appare a me che ci vivo da straniero, da quasi 7 anni.
Il cielo che si vede da Pristina guardando verso Nord Ovest, è di un colore grigiastro, anche nelle piu' belle giornate d'estate. La foschia e la polvere che si sprigionano dalle ciminiere della centrale elettrica di Obliq rendono il paesaggio di quel colore triste e incerto. Ancora di piu' durante i lunghi inverni quando il grigio della foschia si mescola al grigio delle nuvole cariche di neve. 
Il colore della terra in Kosovo non è il marrone dei campi coltivati, nè il verde intenso dell'erba , le colline e le pianure si conforndono nella foschia mostrando i colori e le sfumature che Driton dipinge.
Uun verde e marrone che si mescolano in una terra di sterpaglie, mai propriamente curata e messa a frutto, ma solo calpestata da passi pesanti.  

La valigia di altri tempi, ma ancora usata, anch'essa di un triste colore fuori moda, lasciata a terra per la stanchezza di chi l'ha portata a lungo e che la continuerà a portare.
La chiusura rotta per il troppo uso, per i troppi viaggi scomodi e faticosi.
Il Kosovo da sempre ospita popoli diversi tra loro ma che che qui si sentono a casa, che qui in Kosovo hanno le loro radici. Radici che vengono sradicate dalle guerre che questa terra dai colori incerti attrae. 
Con la loro valigia, sempre la stessa perchè non c'è tempo nè soldi per comprarne una nuova, chi puo' se ne va a malincuore, come se ne erano andati i padri e le generazioni precedenti.
In Kosovo la povera gente, viene e va, senza sapere perchè si fa la guerra, molto spesso senza nemmeno averla voluta.
Chi è andato tornerà a cacciare chi c'è e chi se ne va oggi tornerà per cacciare chi oggi è tornato. 
Chi si incammina con quella valigia ripete un rito tramandatogli dai padri, e ai padri dai loro padri.
Quanto ancora questa valigia ormai logora e fuori moda, dagli angoli robusti, ma che inizia a sentire i segni del tempo, dovrà ripercorrere le stesse strade che poretano lontano dalla propria casa?
Per quanto ancora chi chiude tutta la sua vita dentro quella stessa valigia, sarà in grado di portarla lontano?

Solo i neri corvi che qui vivono e hanno sempre vissuto, sembrano osservare incuranti le guerre e gli esuli che vanno e che ritornano
I corvi sembrano essere gli unici esseri non vincolati ad una logica di padroni e schiavi, incuranti di chi la guerra la fa e di chi la guerra la subisce.
Loro i guardiani e veri padroni di questo Kosovo, rimangono indifferenti ad osservare gli uomini che vanno e che vengono con le loro vite chiuse in una valigia logora.

Driton è una ragazzo simpatico che non firma i suoi quadri, come lui stesso mi ha detto, il soggetto che dipinge è così unico, e io aggiungo, così attinente alla realtà del Kosovo, che non serve una firma per attribuirne la paternità.

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